Chi ha inventato veramente la radio?

Se ponete ad una qualunque persona questa domanda vi sentirete rispondere, a seconda della nazionalità e delle conoscenze dell’interpellato, uno dei seguenti nomi: David Hughes, Rudolf Hertz, Nikola Tesla, Roberto Landel de Moera, Jagadish, Chandra Bose, Aleksandr Popov, Oliver Lodge, Guglielmo Marconi, ecc. Vero, se considerati tutti insieme. Grazie a loro oggi possiamo ricevere informazioni mediante onde elettromagnetiche attraverso lo spazio ed avere a disposizione radio, televisione cellulari ecc.

Per amore di giustizia però è necessario ricordare colui che oltre cento anni prima, ha fatto degli esperimenti che dimostravano la possibilità trasmettere segnali elettrici a distanza senza il supporto di alcun conduttore. Si tratta di Luigi Galvani che, nel tentativo di dimostrare l’esistenza dell’elettricità animale, incappò in uno strano fenomeno.

Luigi Galvani

Così nota Galvani: Dissecai una rana, la preparai e la collocai sopra una tavola sulla quale c’era una macchina elettrica, dal cui conduttore era completamente separata e collocata a non breve distanza; mentre uno dei miei assistenti toccava per caso leggermente con la punta di uno scalpello gli interni nervi crurali di questa rana, a un tratto furono visti contrarsi tutti i muscoli degli arti come se fossero stati presi dalle più veementi convulsioni tossiche. A un altro dei miei assistenti che mi era più vicino, mentre stavo tentando altre nuove esperienze elettriche, parve dì avvertire che il fenomeno succedesse proprio quando si faceva scoccare una scintilla dal conduttore della macchina. Ammirato dalle novità della cosa, subito avvertì me che ero completamente assorto e meco stesso d’altre cose ragionavo. Mi accese subito un incredibile desiderio di ripetere l’esperienza e di portare in luce ciò che di occulto c’era ancora nel fenomeno.

Ecco come era preparato l’esperimento secondo una stampa dell’epoca:

Figura a

Galvani, aiutato dalla moglie (come sempre) e dai suoi assistenti, intraprese una serie di esperienze utilizzando gli arti inferiori delle rane che venivano preparate mettendo i muscoli delle zampe in contatto con i nervi crurali e con parte del midollo spinale messo allo scoperto. Durante dette esperienze, quando una macchina elettrica emetteva scintille, le zampe delle rane si contraevano violentemente anche se posizionate ad una certa distanza purché un filo metallico fosse collegato ai nervi. Il fenomeno avveniva anche quando le zampe ed il filo metallico prendevano posto in un recipiente di vetro ermeticamente chiuso.

Visto con gli occhi di oggi, l’apparato sperimentale di Galvani, assomiglia molto ad un sistema adatto a trasmettere segnali elettrici a distanza senza l’ausilio di conduttori. Un tale sistema, qualora fosse stato possibile modulare l’ampiezza delle scintille e la loro durata, avrebbe permesso di trasmettere informazioni a distanza. Sarebbe stato quello che oggi chiamiamo: telegrafo senza fili.

Osservando attentamente gli oggetti rappresentati nella stampa, si può, per alcuni di loro, notare una corrispondenza con gli elementi che saranno usati molti anni dopo nei primi tentativi di telegrafia senza fili. Abbiamo sulla sinistra del tavolo una macchina elettrostatica a strofinio (il generatore d’alta tensione), sopra di essa un lungo conduttore metallico porta ad uno spinterometro (il generatore di scintille e quindi delle onde elettromagnetiche) che, a sua volta, è collegato attraverso un altro filo conduttore ad una bottiglia di Leyda (condensatore). Considerati insieme, gli oggetti citati possono essere considerati il trasmettitore. Al centro del tavolo si trova una tavoletta su cui sono appoggiati gli arti inferiori di una rana collegati ad un filo metallico (il rivelatore delle onde elettromagnetiche) e quindi il ricevitore.

Figura b

Si può fare un confronto con i primi circuiti realizzati da Guglielmo Marconi tratti da: Conferenza tenuta in Roma nell’ Aula massima del Campidoglio dall’Associazione elettrotecnica italiana nella seduta solenne in onore di Guglielmo Marconi il 7 maggio 1903.

Nel circuito di sinistra (fig.1) è rappresentato il trasmettitore. Qui, il rocchetto di Ruhmkorff (C) con la batteria (a) formano il generatore d’alta tensione e prendono il posto della macchina elettrostatica; l’interruttore (b) permette di modulare il segnale prodotto dalla scarica elettrica; lo spinterometro (B) è collegato alla bobina secondaria e, poi, con opportuni conduttori alla terra e all’antenna.

Nel circuito di destra (fig.2) è rappresentato il ricevitore. Qui, la funzione di rivelatore viene svolta dal coherer che prende il posto degli arti della rana ed è provvisto dei conduttori che lo collegano alla terra ed alla antenna.

Dal confronto si può, senza ombra di dubbio, vedere quanto la disposizione di Galvani, sia simile ai circuiti utilizzati dal Marconi.

A conforto dell’importanza dello studio di Galvani e della convinzione che il suo esperimento rappresenti il primo esempio di telegrafia senza fili si riporta quanto descritto nell’edizione del 1928 del libro intitolato: “Elettrofisica moderna” del professore R. W. Pohl dell’università di Gottinga.

Scriveva Pohl nel capitolo: “Una notizia storica”:

La figura 491 ci mostra lo schema d’un’esperienza di Luigi Galvani dell’anno 1780. A sinistra ed a destra si vedono due fili, ambedue interrotti nel loro punto di mezzo. A destra si produce in questa interruzione una scintilla con una qualsiasi macchina elettrostatica, a sinistra l’interruzione è colmata con una coscia di rana. Ad ogni scintilla prodotta con la macchina, la coscia di rana si contrae visibilmente. Questa è inequivocabilmente l’esperienza fondamentale della telegrafia senza fili, la trasmissione di segnali meccanici con l’aiuto delle onde elettriche. Nulla mancava: Galvani ha persino determinato l’effetto dei disturbi atmosferici: la “sua antenna” s’estendeva dal tetto della casa al pozzo e ad ogni lampo lontano egli osservava una contrazione dei nervi di rana. Naturalmente la coscia della rana ed un radioricevitore moderno sono esteriormente assai diversi. Ma qui in combinazione con l’antenna il loro funzionamento è fondamentalmente il medesimo, In una considerazione fisica importa sempre l’essenza e non l’esteriorità d’una realizzazione.

Da quanto scritto finora si deduce che la scoperta della telegrafia elettrica avrebbe potuto iniziare con quella senza fili.

Ironia della sorte, la stampa che illustra gli esperimenti di Galvani è rimasta sotto gli occhi di tutti coloro che si interessavano di scienza per oltre cento anni senza che nessuno di essi si accorgesse dell’idea e dell’innovazione che essa sosteneva, solo all’inizio del novecento si è arrivati, nuovamente, alla telegrafia senza fili, perdendo di conseguenza un secolo nella scienza delle comunicazioni.

Se fosse possibile trarre da tutto ciò una morale, si potrebbe dire che Luigi Galvani ha inventato la radio senza rendersene conto o, come si direbbe oggi “a sua insaputa”.

Questo articolo è stato pubblicato sul mio profilo LinkedIn il 31.10.2019:
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